5/07/2009

Oltre al DOLORE anche la BEFFA!!!! Grazie delle CHIACCHIERE!!!!


"Decreto Abracadabra". Dopo il CdM straordinario del 23 aprile, Berlusconi e Tremonti avevano annunciato uno stanziamento di 8 miliardi per la ricostruzione dell'Abruzzo. A leggere il decreto 39, si scopre che lo stanziamento è molto inferiore, ed è spalmato tra il 2009 e il 2032, 1,152 miliardi quest'anno, 539 milioni nel 2010, 331 nel 2011, e via decrescendo, con pochi spiccioli, per i prossimi 23 anni. Da dove arrivano queste soldi? Il "Decreto Abracadabra" non aiuta a capire. Una prima, inquietante cosa certa è che la ricostruzione in Abruzzo sarà davvero un terno al lotto: 500 milioni di fondi dovranno arrivare dall'indizione di "nuove lotterie, Lotto, scommesse". E così via, giocando sulla pelle dei terremotati.
Una seconda, inquietante cosa certa è che altre risorse, tra i 2 e i 4 miliardi di qui al 2013, dovranno essere attinte al Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate.
E questo è tutto.
A completare il gioco di prestigio contabile: altri fondi potranno essere reperiti grazie alle "maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, anche internazionale, derivanti da futuri provvedimenti legislativi". Insomma, entrate scritte sull'acqua. A futura memoria. E a sicura amnesia.
Ma non è solo l'erraticità dei numeri, che spaventa e preoccupa nel "Pacchetto Ricostruzione". Ci sono altri due fronti aperti e dolenti per le popolazioni locali. Uno riguarda l'edificazione delle case provvisorie che dovrebbero garantire un tetto ad almeno 73 mila senza tetto attualmente accampati nelle tendopoli. I fondi previsti per questi alloggi (nessuno ancora sa se di lamiera, di legno o muratura) ammonterebbero a circa 700 milioni. Ma 400 risultano spendibili quest'anno, 300 l'anno prossimo.
Come si fa a costruire le case entro ottobre se i soldi arrivano l'anno prossimo???? Il Premier avrà già una risposta pronta...

Un altro fronte, persino più allarmante, riguarda la ricostruzione delle case distrutte. Il governo ha annunciato "un contributo pubblico fino a 150 mila euro (80 mila per la ristrutturazione di immobili già esistenti), a condizione che le opere siano realizzate nel rispetto della normativa antisismica".

C'è un problema, è che quei 150 mila euro nel decreto non ci sono affatto, sul piano legislativo, ancora non esistono. Non basta. Dei 150 mila euro, il contributo statale sarà pari a 50 mila euro, seguito da 50 mila concessi sotto forma di credito d'imposta (dunque sarà un risparmio su somme da versare in futuro, non una somma incassata oggi da chi ne ha bisogno) e altri 50 mila con mutuo agevolato, sempre a carico della famiglia, che dunque potrà farlo solo se ha già risparmi pre-esistenti. Se questo è lo schema, al contrario di quanto è accaduto per i terremoti dell'Umbria e del Friuli, i terremotati d'Abruzzo non avranno nessuna nuova casa ricostruita con contributo a fondo perduto. Anche perché nelle schede tecniche del decreto quei 150 mila euro sono intesi come "limite massimo" dell'erogazione. Ciò significa che lo Stato declina l'impegno a finanziare la copertura al 100% del valore dell'appartamento da riedificare.

Man mano che si squarcia la cortina fumogena della propaganda, se ne cominciano ad accorgere non solo i "soliti comunisti-sfascisti" come Bersani, ma anche amministratori locali come Stefania Pezzopane, o perfino presidenti di Confindustria come Emma Marcegaglia, che l'altro ieri a L'Aquila ha ripetuto "qui servono soldi veri". C'è un obbligo morale, di verità e di responsabilità, al quale il governo non può sfuggire. Lo deve agli abruzzesi che soffrono, e a tutti gli italiani che giudicano. L'epicentro di una tragedia umana non può essere solo il palcoscenico di una commedia politica.