11/22/2008

Per il nostro futuro


Per il nostro futuro……

Vorremmo affrontare un nuovo argomento che ci riguarda da vicino, il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri D’Abruzzo. Trattare di un argomento così complesso e allo stesso tempo scomodo, affinché non risulti banale e scontato, risulta particolarmente difficile. C’è da dire che i proclami e le parole su questo aspetto, da parte dei nostri amministratori extra locali, sono stati tanti, ma le soluzioni e i fatti sono praticamente inesistenti.

Montebello di Bertona risulta naturamente annoverata tra i centri sotto i 2000 abitanti interessati dal fenomeno dello spopolamento. Il fenomeno è stato in vario modo analizzato e molti sono gli studi e le analisi fatte in merito.

I comuni con meno di 2000 abitanti rappresentano il 45% del totale nazionale sono cioè 3644, quelli a "rischio disagio", sono 1867, il 23% del totale. Essi sono concentrati soprattutto in Valle d'Aosta (dove rappresentano il 79.7% del totale), in Molise (73,5%), in Piemonte (73,1%), in Trentino (67,3%) e in Abruzzo (61,6%).

Riguardo a Montebello si evince che dal 2002 al 2007 si è avuto una riduzione di 50 unità. Ogni anno risulta esserci un calo pressocchè costante della popolazione (popolazione anno 2002, n.1.117 unita, popolazione anno 2007, n. 1.067 unità – fonte istat) .

Non è il caso di articolare maggiormente questo banale sondaggio, ma il tutto risulterebbe ancor più grave se valutiamo un alto parametro: l’età media degli abitanti.

Ma in questi casi cosa occorrerebbe fare? Quali strategie potrebbero quanto meno attenuare questo fenomeno?

Nel rapporto "Investire nel BelPaese", presentato da Legambiente e Confcommercio nell’ottobre 2001, si è effettuato un’analisi sui comuni con meno di 2000 abitanti, vale a dire quelli sull’orlo o in via d’estinzione.

Da questo rapporto si evidenzia come si configurino delle situazioni molto diversificate tra i centri di piccole dimensioni. I piccoli centri in cui vi è una propensione evidente al turismo e alle attività ad esso collegate, si determina che la dimensione contenuta della collettività rappresenta un valore aggiunto. Per i centri con popolazione molto anziana e poche risorse economiche locali si evidenzia come i servizi siano insufficienti, non in grado di esprimere forme di manutenzione dell’ambiente, valorizzazione e competitività del territorio che vadano oltre la faticosa gestione del quotidiano (Montebello di Bertona ricade in questa categoria). Insomma, realtà diverse anche tra comuni di medesima grandezza.

Molti rapporti tendono a collegare questa situazione alle aree montane. Ma secondo molti analisti, non si può dire che il disagio abita in montagna. "La marginalità è influenzata più dal modello insediativo generale che da condizioni specifiche". In altre parole, piccoli comuni, anche di montagna, non soffrono alcun disagio se sono inseriti in un contesto di sviluppo e di vivace realtà economica e sociale.

In sostanza, si legge nel rapporto, "non è l’altitudine, la distanza o il sistema connettivo a marginalizzare il territorio, a renderlo “disagiato”, ma la storia stessa del suo sviluppo". Se non si interviene, ho si interviene in maniera sbagliata il fenomeno tende ad acutizzarsi, con evidente perdita di quella che definirei “l’identità originale di una comunità”.

Non mi risulta che in passato ed oggi, le amministrazioni locali che si sono succedute, abbiano affrontato concretamente questo problema, o quanto meno abbiano dato una nuova identità ad un paese che un’identità, una caratterizzazione oggi non ha.

In questo senso sarebbe interessante conoscere maggiormente le nostre origini, le peculiarità economiche, e poterne fare i nostri punti di forza per uno sviluppo programmato. Raccogliamo volentieri le vostre osservazioni.

L'immagine si riferisce al dipinto “Partenza dell'emigrante” di Giuseppe Migneco